SCAMBIO DI LAVORO ALLA PARI NELLA FATTORIA DI RICARDO E KAREN, in una penisola della patagonia cilena
DUE SETTIMANE DI LAVORO IN CAMBIO DI VITTO E ALLOGGIO, ALLA SCOPERTA DI UNA SCELTA DI VITA AUTOSUFFICIENTE E LONTANO DAGLI SCHEMI
L’ESPERIENZA DI “WORKAWAY” NELLA PENISOLA ANTONIO VARAS
Questo post è dedicato ad un’esperienza insolita e molto speciale che abbiamo vissuto nella fattoria di Ricardo e Karen, nella penisola Antonio Varas, un luogo poco conosciuto perfino agli abitanti stessi di Puerto Natales, a cui sta di fronte.
Una piccolissima premessa: un “workaway” è un’esperienza di lavoro alla pari gestita da un portale online (www.workaway.org) attraverso cui host (ospitanti) e workawayers (lavoratori volontari) possono mettersi in contatto e concordare date e modalità di incontro. Il “contratto” prevede, per farla breve, vitto e alloggio gratuito in cambio di qualche ora di lavoro.
Nello specifico, noi siamo stati ospiti di una famiglia di allevatori che abita in una grande e splendida tenuta nell’isolata penisola A. Varas, un luogo in linea d’aria a soli 15 km di distanza da Puerto Natales, ma concretamente molto più difficile da raggiungere di quanto uno si immagini. Innanzitutto è definita geograficamente penisola ma di fatto è raggiungibile solo via mare perché il collegamento via terra è interrotto da un ghiacciaio che “sfocia” nel mare. Inoltre non esistono imbarcazioni di linea che colleghino la città alla penisola, dunque per attraversare lo stretto bisogna affidarsi ai favori di amici che possiedono piccole barche o, nel caso sia necessario passare con l’auto, avere la fortuna di incontrare la ferry che lavora per il commercio di salmoni e strapparle un passaggio. Tutto questo, e non è da poco, vento permettendo! Una volta sulla penisola, la tenuta si trova a circa 45 minuti di strada che inizia sterrata e poi diventa di fatto pratosa. Qui Ricardo insieme a Karen porta avanti un’attività di allevamento di pecore e mucche e vive sostanzialmente quasi in autosufficienza. La corrente è prodotta unicamente da pannelli solari e da un generatore eolico ( + un generatore a benzina in caso di emergenza). L’acqua si prende da un ruscello vicino, si cucina sulla stufa a legna e verdura, legumi e uova vengono prodotti in loco. E, ovviamente, la carne non manca! I nostri ospiti hanno due bambine, che però non abbiamo conosciuto perché erano in vacanza dai nonni nel Cile centrale. Sarebbe stato interessante osservare come anche loro vivono questa condizione per noi un poco anomala. Si pensi che la più grande va a scuola solo un giorno a settimana, e per il resto del tempo porta avanti in maniera autonoma il programma scolastico!
IL LAVORO E LE ATTIVITÀ
Insomma, il giorno dopo il nostro arrivo siamo stati subito calati nel vivo della situazione! Ci siamo infatti dedicati ad un’attività unica nel corso dell’anno e molto impegnativa: di mattina separare le pecore dai loro agnelli (si parla di un gregge di circa 700 elementi) e al pomeriggio marcare ad uno ad uno tutti i circa 400 agnelli che sarebbero stati venduti qualche giorno dopo. E’ stato un processo interessantissimo da osservare e allo stesso tempo molto fisico. E’ stata un’esperienza forte anche dal punto di vista emotivo perché ci ha fatto riflettere sul ciclo produttivo, sulla questione etica e su tutto quanto ne consegue…pur essendo all’interno di un sistema di allevamento all’aperto e non affatto intensivo. Le foto che trovate più avanti rendono l’idea di alcuni dettagli e maestrie necessarie!
Il resto dei giorni si sono svolti in maniera un po’ più standardizzata, ma comunque ricchi di tante attività diverse e accomunati da un’atmosfera quasi magica. Il tempo fluttua infatti in maniera insolitamente densa e completa. Ogni giorno avevamo le nostre piccole mansioni fisse da compiere al mattino e poi alcune attività extra che si aggiungono ogni giorno.
Mansioni fisse di Nadia: preparare i biberon di latte per la piccola Lucy (pecorella) e Moka (mucchetta) e allattarle. Dare da mangiare alle galline e raccogliere le uova, eventualmente cercando nuovi e insoliti nidi (anche le galline vivono in libertà e non hanno un posto fisso dove depositare le uova). Innaffiare la due serre dell’orto.
Mansioni fisse di Emi: spaccare la legna per la giornata e riporla nella legnaia. Girare il fieno dei cavalli. Se necessario andare al torrente a pulire il filtro dell’acqua, pulire da erbacce e rivolare la terra nel giardino.
A questi piccoli compiti si sono appunto aggiunte, nei vari giorni, altre attività: ricontaggio degli agnelli e divisione maschi/femmine, smontaggio e aggiustamento del generatore eolico, attività di giardinaggio, fare legna nel bosco, aiutare in cucina…
E’ stato bello sentirsi utili non tanto nel produrre qualcosa ma nel contribuire, con piccoli gesti quotidiani, al mantenimento di un sistema armonioso, non privo di difficoltà ma responsabile delle proprie scelte.
Oltre al lavoro ovviamente c’è stato anche il tempo per fare delle camminate alla scoperta della penisola, per condividere un film, una partita a carte e tante tante chiacchiere… in seguito alle quali il nostro spagnolo risulta visivamente migliorato! Lasciamo questo piccolo nido fuori dalla civiltà con tanta malinconia ma con un grande senso di pienezza e gratitudine. Prossima tappa di nuovo in Argentina, a El Calafate.
Come disse un giorno Ricardo: “Qui si vive al lato del mondo”.