08-25 GIU – LA MAGIA DEI REFUGIOS ANDINOS: ALLA SCOPERTA DEI RIFUGI DEL MATO GROSSO SULLE ANDE

LA MAGIA DEI REFUGIOS ANDINOS: ALLA SCOPERTA DEI RIFUGI DEL MATO GROSSO SULLE ANDE

DUE SETTIMANE DI VOLONTARIATO AL RIFUGIO ISHINCA…E ANCORA UNA VOLTA CI SENTIAMO A CASA PUR ESSENDO DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO

Eccoci reduci da due settimane di lavoro al rifugio Ishinca, 4350 metri di quota, nel cuore del parco nazionale Huascaran, senza segnale telefonico ma solo un contatto radio con la parrocchia di Shilla.

I RIFUGI DELL’Operazione mato grosso SULLA CORDILLERA BLANCA

Tra 20 e 10 anni fa migliaia di volontari e di giovani oratoriani hanno costruito, trasportando materiali a spalla e fermandosi settimane a lavorare, quattro rifugi d’alta quota sul modello dei rifugi europei: il rifugio Huascaran, il rifugio Perù, l’Ishinca e il Contrahierba. I primi tre sono ormai in piena attività e ogni anno, da maggio a settembre, sono visitati da migliaia di turisti da tutto il mondo e utilizzati come base per escursioni e scalate di media e alta difficoltà. Tutti sono gestiti interamente da volontari e questo permette che tutto il ricavato dei rifugi vada a sostenere le attività di carità promosse dall’associazione. I volontari sono in parte persone, italiane o peruviane, che vivono permanentemente in zona e che si dedicano ad un rifugio per l’intera stagione e in parte viaggiatori come noi che vengono a conoscenza di questo progetto e decidono di fermarsi qualche settimana a dare una mano. Inoltre ogni settimana arrivano rinforzi anche dalle parrocchie della zona, che a turno mandano due o tre ragazzi ad aiutare e allo stesso tempo a conoscere un po’ questa realtà di montagna, così che questi posti non vengano vissuti solo dai turisti ma anche, piano piano, dalla gente locale. Gente che è coinvolta poi lavorativamente anche nel trasporto di materiali e viveri con muli e cavalli.
Rimando qui al sito dei Refugios Andinos per tutti i curiosi di qualche informazione in più…e chissà che non vi venga voglia di lanciarvi l’anno prossimo in qualche settimana di volontariato in alta quota!
http://refugiosandinos.com/es
https://www.facebook.com/refugios.andinos/

LA NOSTRA ESPERIENZA

Siamo saliti al rifugio Ishinca venerdì 8 giugno. La salita è stata lunga e piuttosto faticosa, non per via del sentiero ma a causa dello zaino super pesante! Arriviamo finalmente e ad accoglierci c’è Angel, giovane studente di gastronomia e responsabile del rifugio per questa stagione, Luigina, altra volontaria vicentina a cui noi daremo il cambio, e altri tre aiutanti. Il clima è allegro e il rifugio non troppo affollato, e così riusciamo facilmente ad ambientarci e a prendere le misure. Nei giorni successivi la gente aumenta e il lavoro si fa intenso, spesso incessante: piatti da lavare da mattina a sera, stanza da pulire, pasti da cucinare, clienti da accogliere e con cui chiacchierare. I momenti di stress creano qualche piccola incomprensione o pasticcio, come in tutte le cucine che si rispettino, ma poi tutto si risolve in una risata, una mangiata o un gioco di società.
In mezzo all’intensa routine quotidiana riusciamo però anche a prenderci qualche mezza giornata per fare qualche escursione. Raggiungiamo così la vetta dell’Ishinca (5530 m) , dormendo al bivacco Longoni, sempre di proprietà del rifugio, poi quella dell’Urus (5420m) e infine la laguna Milluacocha. La parola alle fotografie!

  • La partenza

Ecco di seguito una selezione di alcuni aneddoti e imprevisti più degni di nota durante la nostra permanenza.
Partiamo dalla cosa più seria.
Appena rientrati dalla nostra gita al monte Ishinca c’è stato un incidente, sopra il bivacco, verso il monte Ranrapalca.
Un ragazzo belga si è aggrappato ad una roccia che si è staccata facendolo cadere e cadendogli sulla gamba, rompendogliela. Per fortuna nulla di grave, ma le operazioni di soccorso sono state alquanto lente e rocambolesche, e questo ci ha fatto riflettere sulle condizioni di isolamento piuttosto importanti in cui ci troviamo. Le cose sono andate all’incirca così: l’incidente è avvenuto verso le 13:00. Verso le 15:00 l’amico dell’accidentato arriva al rifugio ad avvisare e chiedere aiuto. Mezz’ora dopo l’amico e altri quattro turisti alti e spallata che fortunatamente si trovavano nel rifugio partono con barella sulle spalle con l’intenzione di riportare il ferito al rifugio. Nel frattempo chiamiamo la polizia della città di Huaraz, che si attiva per salire al rifugio, a piedi più un cavallo. Il soccorso in elicottero non esiste…o meglio, non è formalizzato e a quanto abbiamo capito interviene solo in base alla quantità dei soldi che gli si offre e alla volontà del pilota. Al rifugio restiamo in attesa, ma alle nove di sera ancora nessuna traccia, né del gruppo di turisti soccorritori né della polizia. Entrambi i gruppi arrivano al rifugio verso le 23:00…ma senza il ferito! Il gruppo di improvvisati soccorritori non era riuscito a trasportarlo fino in basso perché il sentiero era brutto, il ferito pesante e in più era sopraggiunto il buio. Così avevano deciso di forzare la porta del bivacco Longoni e di lasciarlo a dormire lì. Dopo una spaghettata per tutti, la polizia parte alla volta del bivacco, dove arriverà intorno all’una di notte e da cui ripartirà, ferito in spalla, allo spuntare del sole, per arrivare al rifugio verso le 8:00. Dopo una buona colazione il ferito viene caricato a cavallo (che, per fortuna, riesce a montare) e portato a valle, dove sarà arrivato in clinica presumibilmente circa 24 ore dopo l’incidente. Da lì non abbiamo saputo più niente, ma certo è che, nella sfortuna, è stata una fortuna che:
a) Il ferito non fosse grave.
b) La comunicazione radio del rifugio abbia funzionato (qualche giorno dopo si è rotta e siamo rimasti per un certo tempo senza possibilità di comunicare col mondo se non assoldando qualche sherpa come messaggero).
c) Tra il luogo dell’incidente e il rifugio ci fosse il bivacco, altrimenti il ferito avrebbe probabilmente dovuto trascorrere parte della notte all’aperto.
d) Che al momento dell’arrivo dell’amico al rifugio ci fossero questi quattro turisti in buona forma e di bella stazza che subito si sono resi disponibili…altrimenti noi , bassi e mingherlini, come avremmo fatto?
La sicurezza e il grado di sviluppo di un paese sicuramente si misurano anche da queste cose.
Ma passiamo agli imprevisti un po’ più divertenti: innanzitutto abbiamo sperimentato il tentativo fallito di installare una parabola satellitare per poter vedere la coppa del mondo…Niente da fare. Segnale assente. Era un po’ una pretesa pensare che arrivasse il segnale satellitare quando non arriva nemmeno quello telefonico né quello della radio pubblica…però ci abbiamo provato! E così niente mondiale, per la delusione dei volontari peruani e dei turisti argentini che ci hanno aiutato in tutto e per tutto nella speranza di vedere il loro match.
Per non parlare del fatto che abbiamo perso la chiave del magazzino delle verdure e abbiamo per questo dovuto segare il chiavistello della porta!
O di quel giorno che abbiamo deciso di fare le lasagne..e io mi sono messa ad ammorbidire le sfoglie già pronte in acqua bollente. E ho ben pensato, ingenua e distratta, di appoggiarle poi una sopra l’altra, inesorabilmente…più di 50 sfoglie. Così, al momento di preparare le teglie, le sfoglie si erano tutte attaccate  tra loro, un blocco unico senza più possibilità di distacco! Un disastro, una causa perduta e una cena tutta da reimbastire…ma no, non è possibile, non mi arrendo così! Proviamo a rimettere tutto il malloppo in acqua calda…e mi viene un’idea: reimpastiamo e ristendiamo tutto, come se fosse pasta fresca. E così con mani, mattarello e il magico tocco della macchinetta per tirare la pasta fresca riusciamo a infornare una super teglia di lasagne “fatte in casa”! Oltre ad essere state apprezzate dai clienti della sera sono anche riuscita a vendere le ultime tre porzioni per il pranzo del giorno dopo 😉
Ci siamo poi riscattati del tutto una settimana dopo, con l’arrivo di Andrea, volontario abruzzese che ci ha aiutato a fare dei veri e propri ravioli fatti in casa, dall’inizio alla fine questa volta!
E così potrei continuare con altri aneddoti e battute che però solo capirebbe chi quei momenti li ha vissuti..come succede sempre nelle situazioni in cui si condividono tante ore di lavoro insieme e in cui si crea una bella sintonia. Un grazie di cuore dunque ad Angel, Ellner, Andrea e a tutti i ragazzi che di passaggio sono venuti ad aiutare durante il nostro periodo di lavoro. Voglia di tornare!

FRAMMENTI DI VITA DA RIFUGIO

  • In cucina

Prima di lasciare il mondo dei rifugi, non ci lasciamo scappare anche una toccata e fuga al rifugio Huascaran, seguendo padre Alessio nella sua missione di aggiustare il collegamento radio. Anche questa volta veniamo degnamente ripagati di tutta la fatica!