LA PAZ, TIWANAKU E LA SALITA AL MONTE HUAYNA POTOSI
CON BASE NELLA GRANDE LA PAZ, CI LANCIAMO IN ESCURSIONI AI LIMITI DELLE NOSTRE POSSIBILITÀ, E PORTIAMO A CASA LA PELLE…!
LA PAZ, UNA CITTÀ IMMENSA E INTRIGANTE, UN FORMICAIO piena attivitÀ di GIORNO E di NOTTE
Da Cochabamba ci spostiamo finalmente nella grande La Paz, dove ci concediamo una settimana per girare con calma la città e per fare qualche escursione in zona. La Paz è una città immensa e intrigante, piena di contraddizioni, come tutte le metropoli, ma per nulla “conformizzata”. Una città nella conca, dalla forma che si conosce dalle foto ma che finché non la vedi non ci credi. Un grumo di case in mattoni rossi arrampicate una sull’altra, villette e baracche. Un formicaio in piena attività di giorno e di notte, con una quantità innumerevole di brulicanti venditori ambulanti e di taxi o minibus che intasano le vie principali. Una impressionante linea di teleferici che attraversano la città scorrendo in mezzo ai palazzoni e sorvolando mercati e cimiteri. Gigantografie di Evo Morales in ogni angolo (dove porterà questo ambiguo e esagerato culto della personalità?), e pubblicità per la causa #UnMarParaBolivia. Una festa di colori e di odori che ti intrattengono senza annoiarti.
Ecco alcuni scatti urbani
IL SITO ARCHEOLOGICO DI TIWANAKU
La prima piccola escursione la facciamo a Tiahuanaku (o Tiwanaku) , sito archeologico pre-incaico. Non città vera e propria ma imponente luogo cerimoniale, il sito ha dato alla luce resti importanti come monoliti, statue, ceramiche e oggettistica sorprendente. Il resto per cui è più noto, anche iconograficamente, è la Puerta del Sol, unico monolite rimasto di tutta una serie di archi in pietra che dovevano circondare l’antico tempio. Decidiamo di fare questa escursione da soli, senza agenzia, e in questo modo risparmiamo un po’ di soldi..e forse in cambio perdiamo un po’ di tempo, tra attesa e riempimento dei mitici minibus trasporta tutto e tutti! Per la cronaca questa volta abbiamo viaggiato in compagnia, oltre che dei passeggeri ovviamente, di un materasso e tre scatole di galline.
LA SALITA AL HUAYNA POTOSI (6088MT)
Escursione di ben più impegnativa portata è stata invece quella che ci ha portato in vetta al nostro primo 6000: il Huayna Potosì! Che esperienza difficile, e che fatica…però ce l’abbiamo fatta!
L’agenzia con cui avevamo prenotato non è stata la miglior scelta, e nemmeno l’equipaggiamento che ci hanno dato in dotazione, vecchio e rovinato. Il primo giorno ci hanno “affibiato” la compagnia di due cinesi in jeans e camicetta che per fortuna avevano prenotato solo un mini-trekking in giornata sul ghiacciaio, cosa che però abbiamo dovuto fare anche noi, pur non essendo prevista nel nostro tour, e cosa che ci ha fatto arrivare al Campo Alto molto tardi, verso le 17. Giusto il tempo di cenare, due foto e tutti a nanna. Sveglia a mezzanotte e partenza all’una. Che freddo!! Una delle notti più gelide della nostra vita. Sarà che il tetto del rifugio era solo un pannello di policarbonato?! Nonostante avessimo addosso tutto il possibile e fossimo rannicchiati nel sacco a pelo, la temperatura glaciale non ci ha permesso di riposare nemmeno quelle poche ore che avevamo a disposizione. Ci alziamo (finalmente!) e poco dopo l’una partiamo, alla luce delle stelle e del nostro frontalino. Mezz’ora di avvicinamento al ghiacciaio e poi partenza in cordata. Purtroppo già dopo poco Emi inizia a non stare bene : i suoi scarponi, mezzi rotti e consumati modello anni ’80, iniziano a fargli male. Il dolore è incessante e inoltre i piedi gli si sono congelati e non riesce a controllare il fiato. Procediamo a stento e la nostra guida più di una volta ci propone di tornare indietro, anche perché se facciamo troppo tardi il sole inizierà a scaldare la neve rendendola pericolosa. Ma noi non vogliamo rinunciare, vogliamo raggiungere la vetta, vogliamo farcela! Così, tra una fermata e un’imprecazione, arriviamo alla cresta finale, un passaggio stretto stretto con i lati a strapiombo. Storditi dalla quota e dalla stanchezza, procediamo spinti dall’adrenalina e dalla consapevolezza che un passo falso può costarci caro. E finalmente, con la luce del sole sorta da poco, dopo una notte che sembrava non finire mai,arriviamo in vetta! Un vento gelido ci fa lacrimare gli occhi, insieme alla commozione per aver raggiunto una meta che avremmo creduto impossibile!
Troviamo la forza per scattare due foto di rappresentanza e riprendiamo a scendere, prima che la neve diventi troppo molle. Anche la discesa è faticosa, le gambe sono flaccide e la testa balorda. Però riprendiamo anche a sorridere e l’adrenalina inizia a sciogliersi. Arriviamo in fondo con un po’ di ritardo rispetto all’orario previsto, ma, sinceramente, chi se ne importa!
Arriviamo in agenzia, riconsegniamo tutto e facciamo presente il problema che abbiamo avuto con gli scarponi. La ragazza si mostra piuttosto indifferente però pretende che gli paghi un guanto che mi è sfuggito di mano e caduto in un crepaccio. Faccio un po’ di storie e decidiamo di “andare in pari”.
Ostello, doccia e….dormita? Macché! Andiamo a vederci le Cholitas Wrestling e poi a mangiarci una pizza. Tié!
CHOLITAS WRESTLING, UNO SPETTACOLO DI LOTTA LIBERA TUTTO BOLIVIANO!
Le Cholitas Wrestling sono una versione tutta boliviana della lotta libera (wrestling) americana. Con tanto di personaggi circensi, arbitro scorretto e lotta grottesca del bene contro il male…con aggiunta di lancio di cibo da parte del pubblico. Godetevi le foto!
Ed ore c’è un’Amazzonia boliviana tutta da esplorare che ci sta aspettando…